20-09-2012

Alcune riflessioni sul centro storico in America Latina

JcScG

In lingua spagnola la letteratura che tenta di riflettere sui centri storici è caratterizzata da una sorte di ambivalenza. 

Da un lato, c'è tutta una corrente che si occupa della conservazione, il recupero, la valorizzazione e il “managenment” dei centri storici, che si inquadra nelle problematiche e principi della programmazione europea, e che paradossalmente appare strana alla maggioranza della letteratura disponibile sul tema in castigliano.
Barcellona, cattedrale

Spesso nella bibliografia spagnola, il centro storico è visto come un oggetto fisico ben definito, che di solito fa riferimento alla parte antica delle città storiche, che esistevano già dai tempi dei romani (Barcellona, Tarragona o Toledo), dall'occupazione araba (Madrid, Granada o Avila), così come altre   di origine medievale (Santiago de Compostela, Oviedo o Bilbao).

Il "problema" di cosa fare con il centro storico sorge per la prima volta con i diversi progetti di modernizzazione che, ispirati (bene o male) alla "haussmanizzazione" di Parigi, si sono avviati, prima a Barcellona e poi nelle altre città spagnole (Madrid, Bilbao, Valencia o San Sebastian) attraverso la Ley de Ensanche de Poblaciones dal 1876. In questo momento, però, il centro storico non è visto solo come la zona della città dove si trovano i grandi monumenti e pezzi patrimoniali (la Alhambra o la Moschea di Còrdoba, le grandi catedrales, le torri e mura medievali e dei regi palazzi), ma soprattutto come un ostacolo alla modernizzazione della società, e pure come un luogo di mali sociali, malattie, vizi, criminalità e pericoli.

Dall'altro lato, invece, anche se l'interesse per il patrimonio edificato nelle città latinoamericane sia databile agli anni venti e trenta del Novecento, lo studio dei centri storici come "oggetto" d'interesse particolare emerge in America Latina soltanto verso gli ultimi anni Settanta, sotto l'ombrello dell'UNESCO. In certa misura, in risposta alla crisi e degradazione delle grandi città latinoamericane provocata dal fallimento e la decadenza dei modelli di sviluppo avviati dallo Stato dal secondo dopo guerra in poi.
Santiago del Cile, calle Lastarria
1875 ca.

Nel tardo Ottocento e il primo Novecento, in America Latina, le trasformazioni avviate in diverse città (Buenos Aires, Santiago o Caracas), non si misero né lontanamente il problema del patrimonio, abbattendo, man mano, quasi tutta la città storica costruendone una tutto nuova, più moderna. Negli anni Venti e Trenta del Ventesimo secolo, questa tendenza modernizzatrice, pur consolidandosi, inizia a convivere con l'intere per la conservazione dei monumenti di valore storico.

Negli anni '70, là dove l'incuria del passo del tempo, gli interventi urbani e le politiche edilizie avevano messo a rischio il patrimonio storico di molte antiche città spagnole, nacque l'interesse per il recupero e tutela del centro. Questo interesse, presto si diffonde in altre città, arrivando persino in América Latina, dove prende una strada piuttosto particolare. Poiché il centro storico non fa più riferimento a città romane, arabi né medievali, ma a città le più vecchie di fondazione coloniali, risalendo dal Cinquecento fino all'Ottocento. Con l'eccezione di pochi esempi di città incasaztecas o mayas che esistevano prima dall'arrivo degli europei: tra le quali Cusco, l´unico centro storico dove si evidenziano in modo chiaro le trace urbane della città inca. 
Concepciòn, Cile,
campanile dell'Università 1940 ca.

Questa perenne mancanza di chiarezza su cosa è storico o originale, fa si che di solito le riflessioni sul centro storico vanno affiancate dalla necessità di delimitare l'oggetto, ogni volta. Questa situazione diventa più complessa nella misura che alcune città offrono ogni volta meno traccie del loro passato coloniale, e il senso "storico" va attribuito ogni volta di più alle trace Ottocentesche e del primo Novecento. 

Il primo criterio comune per definire la nozione di cento storico in America Latina data dal 1977, durante il “Coloquio de Quito”, dove vanno definiti come "tutti quegli insediamenti umani vivi, fortemente condizionati da una struttura fisica rappresentativa dell'evoluzione di un popolo" (UNESCO 1977). Nel 1992, la “Carta de Veracruz”(*) definiva il centro storico come “un congiunto urbano di carattere irripetibili nel quale segnano le tracce i diversi momenti della vita di un popolo, formando la base sulla quale si consolidano i loro segni d'identità e la loro memoria sociale”. 
Valparaìso, patrimonio dell'umanità UNESCO

Negli anni Ottanta e i primi Novanta il tema del centro storico raggiunge una forte spinta in America Latina, mantenendosi, però, sussidiario dal pensiero europeo. Senza riuscire ad articolare un punto di vista originale, collegato alle loro proprie realtà, si limita alla definizione, categorizzazione e salvataggio del patrimonio costruito a rischio nelle parti più antiche delle città. Negli ultimi vent'anni il dibattito sul centro storico, continua fortemente legato alla dimensione fisica e di tutela patrimoniale. 

Nonostante ciò, nell'ultimo decennio emergono punti di vista che provano a chiedersi fino a che punto i centri storici, così come sono stati concepiti fino ad oggi, corrispondono a una semplice eredità materiale del passato, e fino a che punto, non siano pure una costruzione simbolica del presente.


 


Note:


* Chiamata formalmente: Criterios para una política de actuación en los centros históricos de Iberoamérica”.